Che favola di jukebox

La parola “juke-box” evoca immagini d’incontro, di allegria, di condivisione: un tempo i giovani ci si riunivano attorno, inserivano la monetina e scelta la canzone, ascoltavano e ballavano tutti assieme.  

I suoni e le voci che ne uscivano avevano la magica eco di luoghi distanti. La stessa magia di quando nelle stalle nelle sere fredde d’inverno ci si riuniva per ascoltare il “conto” degli anziani durante il filò. 

I tempi cambiano, ma la voglia di raccontare e di ascoltare rimane la stessa, anche se adesso forse si ascolta di più e si racconta di meno.

Il meccanismo che mettiamo in atto è proprio quello del JUKE-BOX, solo che invece delle monetine ci sono le lettere dell’alfabeto. 

Come nella vecchia canzone per bambini ogni lettera corrispondeva ad una parola ( A come armatura, B come bravura, C come canaglia con me verrai in questura, D come diamante, E come elefante…), qui corrisponde all’inizio di una storia e ogni bambino in qualsiasi momento può intervenire per far cambiare la “canzone”. 

Un interminabile filo narrativo che parte dalle parole per creare una ragnatela fantastica che contenga tutte le storie possibili, anche quelle ancora da inventare, le fiabe che non esistono ancora. 

Da Esopo ai fratelli Grimm, passando ai racconti di Hesse e alla magia delle Mille e una notte, fino alle fiabe moderne di Ende, della Nostlinger, di Dahl senza tralasciare quelle delle diverse etnie, dalle ebraiche alle africane, dalle tzigane alle asiatiche. 

Un grande gioco da fare assieme ai bambini, un gioco interattivo nel quale la narrazione può divenire scena, animazione, gioco d’immagine, seguendo la fantasia e i desideri dei più piccoli.

con Bruno Lovadina ed Enrico Moro

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