Teatro Carcere

Fare teatro in carcere è una esperienza complicata, pesante, ma allo stesso tempo formidabile. È certamente complicato creare all’interno di un istituto di detenzione, uno spazio e un tempo diverso dal giornaliero scandirsi della vita carceraria; ricreare cioè la dimensione del teatro: un mondo dove vigono regole particolari e in cui a ciascuno è richiesto di essere presente con tutte le proprie energie, con corpo e mente. E’ pesante, perché allestire uno spettacolo al mattino presto, in una stanza illuminata dalla luce del giorno, con un gruppo di attori destinato a cambiare continuamente, in base al ritmo delle scarcerazioni, dei nuovi arrivi, dei trasferimenti rimette in discussione e affatica giorno per giorno il lavoro già svolto. Ma è formidabile ritrovare un filo conduttore che annulla e riscatta tutte le difficoltà organizzative, tecniche, umane, e che rende il teatro in carcere un’esperienza straordinaria. Si tratta della forza di volontà di persone disposte a mettersi in gioco, a intraprendere un percorso con responsabilità, a costruire insieme, fuori dalle loro celle, un racconto in grado provocare emozioni in altre persone e di entrare in un rapporto vivo con la città e con la società libera. Le esperienze teatrali favoriscono anche il cambiamento nei linguaggi del teatro, che trova negli stretti orizzonti carcerari una sua rinnovata urgenza e necessità.
Il teatro in carcere quando è guidato da una corretta metodologia artistica, crea indirettamente un contesto pedagogico basato sull’ autoformazione e sull’autoanalisi: un contesto pedagogico che coinvolge tutti coloro che attraversano quella determinata esperienza teatrale, arricchendo la cura e la stima della persona, la propria salute mentale e corporea, la propria sensibilità, la propria esperienza cognitiva.

Il teatro in carcere, inoltre, propone una scena dove le culture, le lingue e le etnie si incontrano. Il carcere rappresenta simbolicamente e concretamente il margine della società: è specchio di una società multirazziale nei suoi aspetti socialmente più fragili. Anche a questi cittadini “sospesi”, reclusi inevitabilmente, si rivolge il teatro che, solitamente, diventa un terreno di incontro, conoscenza, ricostruzione della propria storia personale.

La persona che vive l’esperienza del carcere deve trovare nel periodo della detenzione occasioni di ripensamento e di ri-partenza, nella piena affermazione della propria dignità umana.